Conoscere la qualità del territorio con il portale Ambiente Piemonte
Alla tematica aria è stato dedicato un approfondimento il 22 novembre, all’acqua il 22 gennaio.
Si è parlato di territorio il 22 febbraio, considerando aspetti più legati al suolo, mentre oggi si esamina la tematica attraverso gli agenti fisici, e in particolare rumore e radiazioni.
RUMORE
L'inquinamento acustico rappresenta uno dei principali fattori di degrado della qualità della vita in ambiente urbano. Ci accompagna e ci condiziona nella vita lavorativa, sociale, ricreativa e spesso è presente anche durante il riposo e il sonno. Non sottovalutando l’importanza della componente acustica nella vita relazionale, oltre un certo limite essa diventa un rischio per la salute, intesa non solo come danno all’apparato uditivo, ma anche come “diminuito benessere”.
Il 70% circa degli esposti pervenuti ad Arpa Piemonte genera un controllo, mentre la restante parte è risolta mediante sopralluoghi, incontri tra le parti coinvolte, opere di mediazione, ecc.
Dei controlli effettuati, circa il 50% presenta effettivamente problematiche di mancato rispetto dei limiti acustici. Le attività più critiche sono quelle commerciali (compresi locali pubblici), seguite da quelle produttive.
Curiosità I telefoni cellulari di ultima generazione (smartphone), dotati di microfoni di buona qualità e di un hardware in grado di effettuare un’adeguata analisi dei segnali, possono essere utilizzati per misure conoscitive di rumore. I risultati ottenuti, in un recente studio condotto da Arpa, evidenziano una buona risposta per livelli sonori compresi tra 35 e 80 dBA e nel campo di frequenze tra 250 e 5000 Hz. Ogni apparecchio ha però una specifica risposta al rumore, in funzione delle caratteristiche del microfono, dell’elettronica interna e della particolare applicazione utilizzata per l’analisi dei dati. Prima di considerare attendibili i livelli di rumore forniti da uno smartphone è pertanto necessario un confronto con strumenti di precisione. |
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RADIAZIONI
Questo spettro evidenzia le frequenze che permettono di suddividere le radiazioni in non ionizzanti e ionizzanti.
Radiazioni non ionizzantiLe sorgenti principali di radiazioni non ionizzanti sono la trasmissione di energia e il settore delle telecomunicazioni.
Le sorgenti di campi elettrici e magnetici ELF sono tutti quegli apparati che per funzionare sfruttano un’alimentazione elettrica (quali elettrodomestici, apparati industriali, ecc.). Le sorgenti di maggiore impatto ambientale sono linee di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica (elettrodotti).
Sorgenti di campi elettromagnetici a radiofrequenze (RF) sono principalmente gli impianti e apparati dedicati alle telecomunicazioni. Le sorgenti di maggiore impatto ambientale sono ripetitori radio-TV e stazioni radio base per telefonia mobile.
Per quanto riguarda gli elettrodotti il Piemonte, come regione di confine, detiene la maggiore densità sul territorio, rispetto alle altre regioni.
La densità di impianti per telecomunicazione, durante l’anno 2013 e inizio 2014, ha mostrato ancora un aumento per le Stazioni Radio Base per telefonia (4% circa), mentre si conferma la tendenza ad una leggera diminuzione della densità di antenne Radio-Tv (circa 2,5% rispetto al 2012). Questi due diversi andamenti sono certamente da correlare con il forte incremento della copertura dei servizi dati a banda larga per la telefonia e con l’ottimizzazione della copertura della televisione digitale terrestre per quanto riguarda le antenne radio tv.
In relazione agli impianti per telefonia mobile, il loro incremento negli ultimi anni è dovuto allo sviluppo tecnologico. Nell’arco di un decennio, infatti, si è passati dalla prima alla quarta generazione di impianti per telefonia mobile. (TACS, GSM, UMTS, LTE). Le nuove tecnologie, hanno portato ad una riduzione della potenza emessa dal telefonino e quindi dell’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche. I dati confermano che il livello delle emissioni di radiazione elettromagnetica nella modalità di utilizzo 3G (UMTS) è molto più basso di quello della modalità 2G (GSM) di un fattore pari a 100.
Radiazioni ionizzanti
In merito alle radiazioni ionizzanti, dagli anni immediatamente successivi all’incidente di Chernobyl del 1986 ad oggi la radioattività artificiale (Cesio-137) è molto diminuita. Ciò è in parte dovuto al decadimento fisico (il Cesio-137 si dimezza in 30 anni, quindi al giorno d’oggi parte di quello depositatosi nel 1986 è decaduto) e in parte alla penetrazione nel terreno del radionuclide stesso, un fenomeno che rende il Cesio-137 progressivamente sempre meno disponibile al trasferimento nella biosfera (piante e animali) e che ne riduce altresì anche l'irraggiamento.
Occorre considerare che l’utilizzo di radiazioni ionizzanti è molto diffuso sia in campo sanitario sia in campo industriale e di ricerca. Le radiazioni ionizzanti possono essere prodotte da sorgenti radioattive o da apparecchi radiogeni. Nel primo caso la produzione di radiazioni ionizzanti è continua e quindi la sorgente deve essere custodita correttamente e smaltita tramite ditte autorizzate quando non è più utilizzabile. Nel caso degli apparecchi radiogeni invece, la produzione di radiazioni ionizzanti cessa nel momento in cui cessa l’alimentazione elettrica: da un punto di vista radioprotezionistico le macchine radiogene sono quindi meno pericolose e non pongono problemi radiologici dopo la loro dismissione.
L’utilizzo di sorgenti di radiazioni ionizzanti deve essere sempre comunicato alle autorità competenti (Arpa compresa) e nei casi di grosse attività o alte tensioni elettriche deve anche essere autorizzato con nulla osta prefettizio o ministeriale (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.). Arpa partecipa come consulente tecnico a entrambi gli iter autorizzativi.
La passata stagione nucleare italiana, terminata con il referendum del 1987, ci ha lasciato in eredità l’oneroso compito di gestire il decommissioning di tutti gli impianti del ciclo del combustibile nucleare distribuiti sul territorio. In generale si tratta di impianti datati, concepiti con tecnologie superate e soprattutto con un’età media ben superiore alla durata per la quale erano stati progettati. Di conseguenza non stupisce il manifestarsi di problematiche e anomalie impiantistiche che possono, in alcuni casi, avere importanti ripercussioni sull’ambiente.
I siti nucleari piemontesi sono tre: Bosco Marengo (AL), Saluggia (VC) e Trino (VC) di cui il sito di Saluggia è sicuramente il più complesso. Il Piemonte detiene attualmente più del 70% dei rifiuti radioattivi italiani e la quasi totalità del combustibile nucleare irraggiato.
Sulla base dei risultati analitici del monitoraggio radiologico viene effettuata, per ogni sito nucleare, una stima della dose efficace per gli individui di riferimento della popolazione e i risultati hanno consentito di verificare il rispetto nel tempo del limite di non rilevanza radiologica di 10 microSv/anno.