Tu sei qui: Home / Notizie / Il restauro ecologico per la ricostruzione degli habitat naturali

Il restauro ecologico per la ricostruzione degli habitat naturali

5 aprile 2016

Il restauro ecologico è un processo guidato dall’uomo in cui si ricostruisce un habitat che è stato degradato, danneggiato o distrutto, utilizzando il più possibile le comunità vegetali, animali e il suolo in loco per rigenerane le basi vitali e per la maggior integrazione possibile rispetto alle condizioni precedenti al disturbo. 
Uno dei principali campi di applicazione è la mitigazione di impatti su habitat di opere soggette a procedure di VIA e diventa fondamentale per quei progetti che hanno incidenza su habitat ricadenti in siti appartenenti alla Rete Natura 2000 in cui viene sancito l’obbligo della compensazione ecologica per gli habitat segnalati come prioritari ai senti della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva “Habitat”). Altri campi d’applicazione sono il recupero di aree degradate, le compensazioni ambientali e la valorizzazione delle aree protette. 

Nel febbraio 2014 Arpa Piemonte ha iniziato, insieme al Parco del Po alessandrino-vercellese e all’Università degli Studi di Torino, un percorso per illustrare e documentare i casi più emblematici seguiti da Arpa Piemonte o dai Parchi regionali.


Il video, realizzato da Arpa, illustra nove casi emblematici seguiti dall’Agenzia nell'ambito di attività di controllo di misure di mitigazione e di compensazione di impatti generati da progetti soggetti a procedure di VIA o valutazione d’incidenza.

Per dimensione dell’intervento, qualità e varietà degli ecosistemi ricostruiti, si portano ad esempio le misure di compensazione della Centrale Termoelettrica EP (ex EOn) di Livorno Ferraris (VC) che hanno consentito la realizzazione dal 2008 di una zona umida e di un bosco planiziale su aree precedentemente coltivate a risaia comprese all’interno e ai bordi del S.I.C. “Palude di San Genuario”, per un complesso di oltre 23 ettari.

Nel bosco  planiziale, ricavato su un piccolo rilievo morfologico nella pianura risicola (collina San Pietro), si è scelto di modellare una depressione al centro al fine di consentire la formazione di uno stagno temporaneo attorno al quale si è innescato un processo di colonizzazione spontanea da parte di specie erbacee. La scelta degli impianti arboreo-arbustivi è stata volutamente differenziata in altezza delle piante e attitudine ecologica per creare un bosco diversificato. 

Planimetria degli interventi di restauro ecologico nella risaia
di Collina San Pietro - Crescentino

 Planimetria

 Fonte: GianLuca Vicini

Attualmente questo stagno temporaneo è diventato un importante sito riproduttivo per Anfibi, Tritone crestato (Triturus cristatus) e sono state osservate specie di grande interesse come la libellula Sympecma paedisca e l’ardeide Botaurus stellaris (Tarabuso).

Nella zona umida si è sfruttata la presenza di una risorgiva rimodellando le camere di risaia con vari livelli sfalsati per creare specchi d’acqua a profondità variate in grado di formare banchi fangosi che attirano un nutrito contingente di avifauna acquatica, in particolare Limicoli. Nonostante le difficoltà di attecchimento sulle sponde di cannuccia di palude, oggetto di trapianti annuali, grazie alle attività di monitoraggio periodicamente eseguite è stato possibile agire sui livelli idrici delle diverse vasche innescando di recente il processo evolutivo che conduce ad ambienti di canneto. 

Sequenza temporale dalla risaia (2006) all'evoluzione dello stagno di Mulino Carotole (2008)

Dicembre 2006 Novembre 2007 Giugno 2008

Ripristino Eon dicembre 2006

Ripristino Eon novembre 2007 Ripristino Eon giugno 2008

Foto: GianLuca Vicini

Nelle praterie igrofile sui bordi sono state osservate specie di particolare interesse come il lepidottero Lycaena dispar e anche il Tarabuso. La presenza della Testuggine palustre Emys orbicularis, specie presente in Piemonte solo in poche aree, è stata ostacolata dalla colonizzazione dell’invasiva americana Trachemys scripta. Per tale motivo sono allo studio misure di eradicazione di quest’ultima e interventi di restauro della rete ecologica nelle risaie intorno alla zona umida.
A tale proposito Arpa partecipa, assieme a Parco Fluviale Po e Orba, EP Livorno Ferraris, al "Progetto Emys orbicularis. Centrale di Livorno Ferraris".

Testuggine palustre (Emys orbicularis)

 Tartaruga

Foto: Stefano Scali, Silvia Di Martino

Si prevede che il restauro ecologico, nei prossimi anni, avrà un notevole impulso sulla spinta della Strategia Europea per la Biodiversità per il 2020, che ha individuato il ripristino del 15% degli ecosistemi degradati come uno dei 6 obiettivi principali (Obiettivo 2: Ripristinare e mantenere gli Ecosistemi e i relativi servizi), rafforzato recentemente anche dalla Strategia Nazionale della Biodiversità che ha riconosciuto l’importanza di questo approccio ai fini dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Si è tuttora in attesa del quadro di riferimento strategico nazionale per la definizione delle priorità.

Consulta le attività di Arpa alla pagina Ecosistemi e biodiversità.

Alcuni approfondimenti a siti esterni

http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/dwd/2013/tesi_ricerca/comp_veg/01%20introduzione.pdf

http://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC62562

http://biodiversity.europa.eu/

 

via Pio VII, 9 - 10135 Torino - tel. 011 1968 0111 fax 011 1968 1471 - Partita IVA 07176380017 - protocollo@pec.arpa.piemonte.it