Rapporto evento alluvionale del 2-3 ottobre 2020 in Piemonte
Attraverso l’analisi delle misure rilevate dai sistemi di monitoraggio e dei primi rilievi in campo Arpa ha predisposto un preliminare rapporto sull’evento alluvionale che ha colpito la regione il 2-3 ottobre scorso, fornendo un inquadramento meteorologico, idrologico e dei processi naturali dell’evento e mettendo in evidenza cause, intensità e distribuzione territoriale dei fenomeni.
Dal punto di vista meteorologico, l’evento ha inizio giovedì 1° ottobre 2020 quando una circolazione depressionaria chiusa si distacca da una saccatura atlantica posizionata sulle Isole Britanniche, muovendosi gradualmente verso il nord della Francia e assumendo le caratteristiche di tempesta extra-tropicale. Il minimo di pressione venerdì 2 ottobre comincia a convogliare masse d’aria calda e umida sulla costa meridionale francese, sulla Liguria e sul Piemonte, con venti nei bassi strati dapprima di libeccio (sud-ovest) e quindi, a fine giornata, di scirocco (sud-est).
Il tutto in un contesto dove il fronte più meridionale del sistema perturbato è guidato dagli intensi venti della corrente a getto e alimentato dall’umidità proveniente già dall’oceano stesso e successivamente dal transito sul Mar Mediteranno occidentale, la cui temperatura superficiale è abbondantemente al di sopra della media del periodo.
Nel pomeriggio e nella serata del 2 ottobre, l’aria umida e calda meridionale va a convergere inizialmente sui rilievi meridionali piemontesi e, complice anche la risalita orografica, provoca piogge e temporali di eccezionale intensità sulla fascia tra la Val Roya e l’alto Tanaro. Nel corso del pomeriggio il flusso umido investe continuativamente anche l’alto Piemonte, permanendo fino alle prime ore del giorno successivo.
L’interazione del flusso umido sudoccidentale con i rilievi genera un minimo di pressione locale sul Cuneese nella notte tra venerdì e sabato, contribuendo ad intensificare ulteriormente la convergenza dei venti e le precipitazioni su alto Tanaro, Sesia e Verbano, e determinando apporti pluviometri da record. Lo zero termico, a causa della dominanza delle correnti caldo-umide, è stato elevato in corrispondenza delle precipitazioni più intense, fino ai 3300-3600 m, favorendo la componente liquida delle stesse e limitando la neve alle quote più elevate.
La concomitanza di una struttura barica così profonda, dinamicamente molto attiva, alimentata da aria fredda polare e caratterizzata da forti gradienti di pressione e venti intensi, che ha colpito la Gran Bretagna e il nord della Francia, e della corrente caldo-umida a tutte le quote, proveniente dall’Atlantico (e dal Mediterraneo), a carattere persistente, amplificata e spinta verso sud dal minimo di pressione, rappresenta una configurazione meteorologica molto rara alle nostre latitudini e differente rispetto alla dinamica delle situazioni alluvionali che hanno colpito il Piemonte in passato. La tempesta Alex, come nominata da MeteoFrance la profonda struttura depressionaria, è risultata anomala per intensità e stagione, tanto da risultare una delle peggiori tempeste anche per i paesi dell’Europa occidentale che sono stati colpiti.
Per quanto riguarda l’andamento pluviometrico si evidenziano i valori di precipitazione areali molto elevati del 2 ottobre sui bacini del Sesia (325 mm), Cervo (222,8) e sul Toce (368,3 mm), mentre il valore del bacino del Tanaro risulta molto significativo in considerazione del fatto che la precipitazione si è concentrata principalmente nella testa del bacino idrografico. Valori eccezionali di precipitazione sono stati registrati nel comune di Valstrona (VB) con oltre 650 mm di pioggia e nel comune di Mergozzo (VB) con oltre 600 mm. Nell’alta Val Tanaro la stazione di Limone Piemonte (CN) ha registrato quasi 600 mm, quasi tutti nella giornata del 2 ottobre; valori estremi sono stati registrati anche nella stazione nel comune di Garessio (CN) con oltre 400 mm. Tali valori, rappresentano a livello di stazione più del 50% della precipitazione media annuale.
Nelle stazioni maggiormente coinvolte dalle precipitazioni i tempi di ritorno stimati per le durate di 12 e 24 ore superano i 200 anni, le stazioni di Limone Piemonte (CN) e Sambughetto (VB) hanno registrato valori estremi per tutte le durate (1, 2, 6,1 2, 24 ore), confermando l’eccezionalità dell’evento.
Le piogge hanno generato, sui corsi d’acqua del reticolo principale e secondario della regione, onde di piena eccezionali che, nei bacini del Toce e del Sesia, hanno superato i livelli di riferimento storici dell’evento di ottobre 2000 e sull’alto Tanaro quelli del novembre 2016 e probabilmente del 1994, per il quale non ci sono però misure di confronto. Ovunque gli incrementi di livello sono stati repentini e, anche nelle sezioni di chiusura dei bacini estesi, il colmo si è raggiunto al massimo in 12 ore.
Nel bacino del Toce sono stati superati i livelli di pericolo lungo tutta l’asta principale e, negli altri corsi d’acqua del bacino, è stato superato il livello di pericolo sullo Strona a Gravellona (VB). L’apporto del Toce e dei suoi tributari al Lago Maggiore ha prodotto innalzamenti significativi ma relativamente contenuti, in quanto il lago non ha dovuto assorbire più giorni continuativi di precipitazioni. Il fiume Sesia, da monte a valle, ha raggiunto colmi mai registrati da quando esistono le stazioni automatiche di Arpa Piemonte; in particolare a Borgosesia (VC) si è superato di oltre 4 metri il livello di pericolo, con una portata >3000 mc/sec, e la portata al colmo nella sua sezione di chiusura a Palestro (PV) può essere stimata superiore ai 5000 mc/sec. Anche il Cervo lungo tutta l’asta ha raggiunto valori di oltre mezzo metro superiori al pericolo e, nella sezione di chiusura a Quinto Vercellese (VC), di oltre un metro con una portata stimabile in circa 1800-1900 mc/sec.
Molto significativi anche i valori raggiunti nei corsi d’acqua del Canavese, dove la Dora Baltea, all’idrometro di Tavagnasco (TO), ha sfiorato la soglia di pericolo, cui corrisponde una portata al colmo di circa 1400 mc/sec. Anche l’Orco ha registrato una piena importante, mentre la Stura di Lanzo (TO) ha fatto registrare colmi più contenuti.
Nell’alto Tanaro, si sono avuti incrementi molto repentini e significativi sia lungo l’asta principale sia sul reticolo secondario. Agli idrometri di Ponte di Nava (CN) e Garessio (CN) sono stati superati i valori di riferimento storici del 2016, a Piantorre (CN) sono stati praticamente eguagliati. Da Farigliano (CN) ad Alba (CN) il colmo è transitato superando il livello di pericolo, con portate che si sono mantenute molto simili e pari a circa 2700 mc/sec. Nel tratto di valle fino a Montecastello (AL) i valori sono stati molto più contenuti. Il reticolo secondario della parte alta del bacino ha fatto registrare valori eccezionali, in particolare il Vermenagna all’idrometro di Vermenagna (CN) e il Corsaglia a Frabosa Soprana (CN) hanno abbondantemente superato il livello di guardia, registrando i loro massimi storici da quando sono in funzione le stazioni.
Lungo l’asta del Po si sono registrati incrementi più contenuti, tuttavia all’idrometro di Valenza (AL) si è raggiunto il livello di pericolo, con una portata di circa 6100 mc/sec, e a Isola S.Antonio (AL), sezione di chiusura del bacino del Po piemontese, si è superato il livello di guardia e la piena è transitata con un colmo di circa 7200 mc/sec.
Si è trattato di un evento estremo con ricorrenza più che duecentennale nel bacino dell’alto Tanaro, duecentennale sul Sesia, mentre sul Toce la piena è stata più contenuta con tempi di ritorno di circa 50 anni. Nei bacini di Dora Baltea, Orco e Stura di Lanzo i tempi di ritorno sono di poco inferiori ai 20 anni, mentre lungo l’asta del Po e il tratto terminale del Tanaro la gravità dell’evento è stata minore.
A partire dai giorni immediatamente successivi l’evento sono stati organizzati da parte di Arpa i sopralluoghi conoscitivi finalizzati alla definizione del quadro degli effetti al suolo. Sulla base dei primi riscontri si può ipotizzare che le precipitazioni abbiano comportato lungo i corsi d’acqua processi con un’energia pari o in alcuni casi anche superiore agli eventi precedenti (1993, 1994, 2000 e 2016), mentre per quanto riguarda le frane, i rapidi ruscellamenti e deflussi superficiali sui versanti non hanno consentito l’innesco di fenomeni più profondi.
L’elevata intensità delle precipitazioni nelle parti alte dei bacini ha comportato un’importante attività torrentizia, in particolare sulle zone delle alti valli Vermenagna e Tanaro e della Val Sesia, che ha trascinato negli alvei l’ingente quantità di materiale ligneo che ha caratterizzato il deflusso in tutte le aste. L'evento di piena per il fiume Sesia ha rivestito carattere eccezionale anche nel tratto di pianura con erosioni ed esondazioni e diffusi danni.
Rapporto alluvionale del 2-3 ottobre 2020