Tu sei qui: Home / Notizie / La situazione di alcuni ghiacciai piemontesi dopo il caldo e la siccità

La situazione di alcuni ghiacciai piemontesi dopo il caldo e la siccità

17 ottobre 2022

La valle del Rio Sabbione (Hohsand) a Formazza nel settore più interno e continentale della Valle d'Ossola è una valle a forte attività glaciale per la presenza di cime tra le più elevate delle Alpi Lepontine come il Blinnenhorn (3374 m) e la Punta d'Arbola (3235 m) e per l'esposizione prevalente a nord-est ed alle perturbazioni che vengono dalle vicine Alpi Bernesi.

Le fiumane di ghiaccio erano ancora nell'800 un unico grande ghiacciaio, che si spingeva fino alla stretta rocciosa a 2400 m dove nel 1953 venne costruita la diga del secondo più grande invaso idroelettrico delle Alpi, di 44 milioni di metri cubi  di capienza idrica. Già nel secolo scorso il ghiacciaio si separò in due grandi corpi glaciali:  il Sabbione meridionale alle pendici dell'Arbola e il Sabbione settentrionale che  si diparte dalla Punta del Sabbione con una classica lingua a cui si aggiungevano  altri ghiacciai di dimensioni minori e la trasfluenza sul versante italiano del grande ghiacciaio svizzero del Gries. La contrazione dei  fronti glaciali dei due ghiacciai maggiori ha subito una forte accelerazione in concomitanza con la realizzazione dell'invaso artificiale ma è proseguita nel tempo, accelerando negli ultimi anni in conseguenze dell'incremento delle temperature in alta quota. Oggi entrambe i fronti glaciali distano circa 1 km dalla sponda del lago. I suoli scoperti dal ghiacciaio del Sabbione Settentrionale sono stati oggetto nel 2012 di campagne di indagini ecologica  da parte di ARPA Piemonte per monitorare gli stadi colonizzazione della vegetazione che possono fornire utili indicazioni sull'andamento climatico e sull'evoluzione delle aree deglacializzate.

Nel corso di una spedizione interdisciplinare di ARPA nella stagione estiva 2022 l'accelerata fusione idrica è stata documentata con un  video.

 

 

Anche i ghiacciai delle Valli di Lanzo si trovano in forte sofferenza e testimoniano il pesante effetto di un periodo invernale e primaverile avaro di nevicate e di una successiva stagione estiva secca e rovente.

Grazie alla convenzione tra Arpa Piemonte e il Corpo Militare (ACISMOM) ausiliario dell'Esercito italiano, a metà settembre è stato effettuato un volo in elicottero, con la collaborazione di Protezione Civile della Regione Piemonte, per fotografare la situazione attuale delle superfici glaciali messe a nudo dalla totale assenza di neve al suolo. Il primo sopralluogo è stato effettuato sul Ghiacciaio della Croce Rossa, collocato in corrispondenza della testata della Valle di Viù, in prossimità dello spartiacque tra Italia e Francia, a monte del grande Lago della Rossa (2718 m s.l.m.).

Fig.1

Panoramica sul Ghiacciaio della Croce Rossa e del Lago della Rossa, bacino di origine naturale successivamente ampliato per scopi idroelettrici

La seconda tappa è stata sul Ghiacciaio della Bessanese nell’alta Valle d’Ala, dove occupa la fascia di versante sottostante la dorsale montuosa compresa tra i Denti di Collerin (3324 m s.l.m.) e l'Uja di Bessanese (3601 m s.l.m.). Il Ghiacciaio ha una forma allungata e la sua superficie è circa cinque volte superiore di quella del Ghiacciaio della Croce Rossa. Sono molto evidenti i profondi crepacci, soprattutto sopra i 3000m di quota, orientati mediamente a sudovest-nordest. Si nota anche l’estesa frana, già visibile nelle riprese aeree del 2018, che ricopre il ghiacciaio nella sua porzione più a monte.

Fig.2

Il Ghiacciaio della Bessanese in tutta la sua estensione, sovrastato dalla possente Uja di Bessanese

Il volo si è concluso sul Ghiacciaio della Ciamarella, non distante dal Ghiacciaio della Bessanese, sempre in Valle d’Ala. Il ghiacciaio è ubicato sul versante meridionale dello spartiacque tra Italia e Francia nel tratto in cui esso è definito dai rilievi della Punta Chalanson (3466 m s.l.m.) e della Piccola Ciamarella (3450 m s.l.m.). Dei tre ghiacciai è l’unico che viene attraversato con una certa frequenza in quanto permette di accedere al ripido sentiero che conduce in vetta all’Uja di Ciamarella. Presenta una pendenza mediamente contenuta e la superficie è abbondantemente crepacciata soprattutto nella porzione medio-alta.

Fig.3

Il Ghiacciaio della Ciamarella sulla destra dall’Uja di Ciamarella

In occasione del sopralluogo congiunto gli operatori A.C.I.S.M.O.M. hanno effettuato dei voli con il drone sull’ambiente periglaciale in prossimità del Rifugio Gastaldi.

Ad inizio ottobre sono stati effettuati i rilievi anche sui Ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella. Anche la seconda giornata di lavoro si è svolta in condizioni di visibilità ottimali sebbene un sottile strato di neve recente, che ha resistito alle temperature elevate anche in quota, ha ricoperto i ghiacciai mascherandone in parte la porzione frontale.

La presenza di neve sopra al ghiaccio ha limitato gli effetti delle temperature particolarmente miti per il periodo, tuttavia è stato osservato un importante flusso di acqua liquida dalle fronti glaciali prevalentemente alimentata dalla fusione nivale. Inoltre, la neve recente rimaneggiata dal vento ha iniziato a ricoprire soprattutto i crepacci di dimensioni più contenute.

I rilievi effettuati saranno di supporto per effettuare una dettagliata caratterizzazione morfologica.

Fig.6

Acqua di fusione dalla fronte del Ghiacciaio della Ciamarella

 

 

 

archiviato sotto: , , , , ,
 

via Pio VII, 9 - 10135 Torino - tel. 011 1968 0111 fax 011 1968 1471 - Partita IVA 07176380017 - protocollo@pec.arpa.piemonte.it