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Sotto controllo la situazione sanitaria e ambientale in Val Vermenagna (CN)

13 novembre 2012

“Mi sembra che i dati illustrati oggi siano del tutto tranquillizzanti per la popolazione residente e ciò testimonia anche che l’Asl, si occupa sì di diagnosi e cura ma è sempre di più in prima linea sul versante della prevenzione. I risultati raggiunti, di cui prendiamo atto oggi, vanno ricondotti alla collaborazione tra diversi Enti.” Gianni Bonelli, direttore generale dell’Asl CN1 sintetizza così l’esito dell’incontro stampa nel corso del quale gli addetti ai lavori di Arpa, Asl e Provincia di Cuneo, di fronte a una nutrita partecipazione di sindaci del territorio, hanno illustrato i dati di un monitoraggio condotto per anni su un territorio a rischio inquinamento. Il Focus è sulla val Vermenagna, il tema la situazione sanitaria e ambientale in quella valle, senza però dimenticare le ricadute sul territorio cuneese. Per l’Asl è presente anche Giorgio Sapino, direttore del dipartimento di Prevenzione i cui Servizi sono stati tra gli attori principali del monitoraggio.

Luca Colombatto, assessore provinciale all’Ambiente: “Abbiamo redatto un catasto delle immissioni, che ci ha permesso di organizzare i dati per le azioni di tipo preventivo.”  La provincia di Cuneo, come spiega il dirigente del settore Ambiente Luciano Fantino, “è sesta in Italia per numero di AIA, le autorizzazioni integrate ambientali (che sono 192) e negli ultimi anni i punti ei emissione contenenti inquinanti superiori a certi parametri si sono ridotti a 4 Comun (Cuneo, Cherasco, Mondovì e Lesegno) per quanto riguarda le polveri e a due (Cuneo e Robilante) per l’ossido di azoto. In sei anni c’è stata una riduzione del 42% di polveri inquinanti nella sola Val Vermenagna, anche gli ossidi di azoto hanno mostrato un calo significativo.

“L’allarme in valle scattò nel 2006, poi rientrò ma ritornò sopra il livello l’anno successivo”. Silvio Cagliero è direttore del dipartimento di Cuneo dell’Arpa Piemonte: “La situazione è stata posta sotto controllo definitivamente con il divieto di utilizzo di scorie ferrose e alluminose e dal 2009 abbiamo valori ampiamente rispettosi dei termini di legge, situazione confermata dal confronto con altri siti del Piemonte.” Il lavoro dell’Arpa è stato condotto con un continuo monitoraggio attraverso la collocazione di centraline, posizionate anche in punti diversi dall’area di Robilante e Roccavione, con ciò dimostrando che più ci si allontana più c’è una diluizione dovuta al tempo che passa e allo spazio. Tutti i valori sono sempre contenuti in una precisa “forchetta”.

Interessante la valutazione dello stato di salute della popolazione, illustrata dalla responsabile della struttura di Epidemiologia dell’Asl CN1, Maria Teresa Puglisi: “Lo studio epidemiologico ha allargato il bacino di utenza, con 13 Comuni e 94.500 abitanti,  guardando al contesto demografico e socio-economico, alla mortalità, ai ricoveri. L’unico elemento che ha suggerito di tenere alto il livello di attenzione è stato l’aumento di mortalità per malattie a carico dell’apparato respiratorio e alcune problematiche però non necessariamente correlate al determinante ambientale”.

Le diossine hanno la caratteristica di essere solubili nei grassi. Da questo principio è partita l’analisi del latte prodotto dagli animali allevati nell’area soggetta a controllo. “Il rischio alimentare delle diossine, sicuramente cancerogene - spiega Alberto Attucci, responsabile del Servizio Veterinario Area C di Cuneo e Mondovì -  è pari al 90% di quello totale, il 37% legato al consumo di latte e latticini contaminati: mentre nei bambini resiste 5 mesi circa, negli adulti anche dieci anni e nel terreno fino a un secolo.” I 19 campioni di latte delle aziende coinvolte nell’indagine hanno presentato valori compresi tra 0,1 e 0,3, quando la normativa definisce il valore per i lattanti pari a 1.

Dunque la situazione è tranquilla, ma il monitoraggio continua ed è in corso un biomonitoraggio umano, coordinato dal direttore del Servizio Igiene di Cuneo Angelo Pellegrino: “Il nostro è uno studio importante, sovvenzionato dall’Unione Europea e dall’Istituto Superiore di Sanità e cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e prende in considerazione i cosiddetti POP, cioè gli inquinanti come le diossine caratterizzati da elevata persistenza ambientale e biologica, classificati come un pericolo per l’ambiente e la salute umana a livello internazionale”. Le regioni interessate allo studio sono sei, due o tre le aree a presumibile differente esposizione a inquinanti, da 30 a 50 le donne coinvolte in ogni area. In particolare le donne del campione devono essere nullipare (non avere partorito), con età compresa  tra i 20 e i 40 anni, residenti nel luogo da almeno 10 anni. Gli esiti sono previsti nel maggio 2013.

Le slide presentate

L'indagine epidemiologica

Il biomonitoraggio del latte

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