SARS CoV-2 e i monitoraggio ambientali. Le analisi delle acque reflue
Il rapporto tra SARS-CoV-2 e l’ambiente è l’oggetto di studio sul quale ha iniziato a lavorare Arpa già nella fase 1 della gestione dell’epidemia e sul quale il nuovo laboratorio che sarà operativo a breve a La Loggia permetterà di sviluppare metodi di riferimento robusti e validati che permettano di svolgere in modo ordinario monitoraggi e controlli in grado di restituire dati con un preciso significato ambientale e sanitario.
Tra le prime iniziative messe in atto nella fase 1 dall'Agenzia è stata una nota destinata a tutti i gestori degli impianti di depurazione delle acque reflue chiedendo l'attenta funzionalità dei sistemi di disinfezione dei reflui garantendo così l'assenza del virus infettivo nell'acqua che defluisce nell'ambiente dopo l'opportuno trattamento. I campionamenti effettuati presso il depuratore SMAT hanno interessato le acque di scarico e queste non hanno evidenziato tracce di RNA di SARS-CoV-2: questa iniziativa ha rappresentato un primo riscontro per avere un elemento ambientale importante.
Viceversa, come già evidenziavano i rapporti ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità, da quanto recentemente diffuso è confermata la presenza di materiale genetico riferibile al virus in acque reflue non depurate.
Si sottolinea quindi la netta differenza tra le due finalità - ambientale la prima, epidemiologica la seconda - e conseguentemente i due risultati ottenuti.
I campionamenti e i monitoraggi sul rapporto tra SARS-CoV-2 e ambiente continueranno da parte di Arpa, sia per le acque reflue che per le altre matrici ambientali, per avere sempre più un quadro completo ed esaustivo.