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"Neve chimica": le analisi del dipartimento Arpa di Alessandria

26 gennaio 2012

Tra il 16 e il 18 gennaio 2012, in più località del Piemonte si è osservato un nevischio fine depositato al suolo in assenza di nubi.  Il fenomeno della “neve chimica” è riconducibile alle condizioni  climatiche particolari  in aree in cui l’atmosfera risulta inquinata da  polveri e da gas.  
Ingrediente principale di queste “nevicate” è la presenza di uno spesso strato nebbioso al  suolo, dovuto ad una marcata inversione termica invernale. Anche il vapore d’acqua, utilizzato nei sistemi di abbattimento delle polveri e dei gas delle emissioni industriali, può comportarsi allo stesso modo della nebbia  e in presenza di particolato (polveri) o gas  permette a temperature molto basse la condensazione in  cristalli di ghiaccio delle sostanze presenti nei  fumi e nell’atmosfera. Alcuni ricercatori del CNR  sostengono che “queste particelle hanno una struttura simile a quella dei cristalli di ghiaccio esagonali e quindi funzionano bene da inneschi dei fiocchi di neve”  in particolare i sali ed ossidi di rame, ioduri di mercurio, piombo e cadmio oltre che i silicati abbondanti in atmosfera.  Le particelle di particolato, spesso di dimensione nanometriche, possono agire in determinate condizioni da nuclei di condensazione, non solo nell'attuale "effetto neve" ma anche nella formazione di altri fenomeni meteorologici di condensazione più studiati come, ad esempio, la nebbia nei quali il costituente principale è comunque l'acqua.
Si tratta di fenomeni estremamente localizzati e irregolari al contrario delle normali nevicate o della naturale  galaverna, con accumuli a terra  che al più sono di  2-3 cm in zone molto limitate. Soprattutto in caso di deboli brezze, le goccioline impattano con le superfici, verticali (alberi, tetti, ecc), e vi rimangono attaccate passando dallo stato liquido sopraffuso allo stato solido con la formazione di caratteristici cristalli di ghiaccio.  Questo fenomeno si  forma in atmosfera al di sotto dello strato di rimescolamento a poche centinaia di metri dal suolo e i cristalli cadono per gravità non sciogliendo negli strati bassi a causa dell’omotermia  che mantiene anche al suolo temperature molto al di sotto dello zero termico.  Il graduale raffreddamento degli strati più bassi nel corso della notte determina la formazione di nebbia congelante, in cui il nucleo di condensazione per i "fiocchi di neve" è costituito principalmente dalle suddette goccioline di acqua.  Questa è la ragione per la quale  questi  fenomeni si formano nelle prime ore della mattina (le ore più fredde al suolo) ed alla sera.
Il dipartimento Arpa di Alessandria durante una campagna ordinaria di monitoraggio delle deposizioni umide e della nebbia,  programmata con la Provincia di Alessandria nella zona industriale ha effettuato una serie di campioni relativi anche ad alcune cristallizzazioni di ghiaccio differenti visivamente dalla consueta galaverna.
Sono stati  quindi effettuati 4 campioni  di cristalli di ghiaccio su superfici poste ad almeno  1,80-2,00 m  (per evitare o ridurre al minimo la contaminazione da parte di sostanze presenti nel suolo al substrato al quale questi  cristalli aderiscono) .    Tre sono le aree ritenute significative per l’analisi: due aree industriali (Alessandria-Spinetta e Cassano) caratterizzate da elevati quantitativi di vapore d’acqua emesso dalle fonti emissive, una  lungo una arteria stradale (Pozzolo) ed una in un bosco lontano da fonti emissive puntuali ma nella stessa area geografica e climatica .  
Le analisi condotte dal Laboratorio  Arpa di Alessandria sono state rivolte ad analizzare il contenuto dei cristalli per quanto riguarda i principali metalli oltre che le caratteristiche  chimico fisiche di base (pH e conducibilità).   
Sì è riscontrata una certa differenza complessiva tra le cristallizzazioni di  ghiaccio, che si creano in aree industriali da quelle urbane o naturali. Nelle prime infatti, oltre al cosiddetto “smog”, vi è la presenza di sostanze emesse dai camini delle centrali termiche o dai processi  industriali, che si disperdono nell’atmosfera, ma che a basse temperature e con situazioni di inversione termica sono intrappolate nei cristalli di ghiaccio ricadendo a terra sotto forma di “neve”.

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