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Natale con il sole. Tutta colpa o merito de El Niño?

24 dicembre 2015

Il robusto campo di alta pressione nord africana non mostra cedimenti anche per il lungo ponte di Natale. Attese, quindi, giornate soleggiate, in particolare sulle Alpi, con foschie e locali nebbie sulle zone di pianura. Temperature ancora al di sopra della media del periodo.

 

La scarsità di precipitazioni e le temperature miti in Piemonte osservate negli ultimi mesi hanno caratteristiche inusuali. Il World Meteorological Organization (WMO) in apertura della El Niño Conference in novembre aveva preannunciato che quest'anno El Niño sarà uno dei tre eventi più intensi avvenuti a partire dal 1950, classifica che finora era occupata dai fenomeni del 1972-73, 1982-83 e 1997-98.

El Niño Southern Oscillation (ENSO) è un’oscillazione periodica del sistema accoppiato oceano-atmosfera che interessa per lo più le zone tropicali del pianeta. La sua estensione spaziale e la sua intensità influiscono in generale sulle condizioni climatiche globali, anche se alle medie latitudini la sua potenziale teleconnessione con il clima locale non è ancora del tutto chiara e definita. Ovviamente, essendo il sistema climatico un continuum, è lecito presupporre che vi sia un rapporto di modulazione, in termini di feedback positivi o negativi. In questo senso, la letteratura scientifica, ha da tempo evidenziato come siano altri i moti periodici oscillatori dell’atmosfera che maggiormente influenzano la stagione invernale in Europa, in particolare l’Artic Oscillation e la NAO che ne è sua parte fenomenologica: questi moti che agiscono su scale temporali inferiori rispetto a ENSO e con una estensione spaziale più contenuta. Volendo esplicitare i loro effetti al suolo, l’Artic Oscillation (AO), che misura l’intensità del vortice polare (e quindi l’intensità e la forma delle correnti occidentali) e la NAO, che misura la differenza di pressione tra la bassa islandese e l’alta azzorrana, quando sono in fase definita “positiva”, favoriscono inverni miti e poco piovosi nell’Europa meridionale. Un AO e un NAO positivi, indicano rispettivamente un vortice polare profondo ed attivo e un cammino OVEST/EST delle correnti umide occidentali spostato verso le alte latitudini. Questo determina precipitazioni scarse o assenti nell’Europa Meridionale, oltre che temperature generalmente sopra alla norma.

In un breve studio analizziamo la scarsità di precipitazioni che sta interessando il Piemonte ad episodi accaduti in passato inquadrandola nel contesto climatico globale attualmente in corso e fornendo, sulla base dei dati storici, anche una valutazione delle sue possibili evoluzioni nei prossimi mesi.

Definiamo operativamente come “periodo secco”, il numero consecutivo di giorni con precipitazione media sulla regione Piemonte inferiore a 5 mm. Questa soglia ha il vantaggio di eliminare quei brevi episodi di precipitazione localizzata che esulano dal contesto climatico generale. Il periodo di dati preso in considerazione va dal 1 dicembre 1957 al 24 dicembre 2015.

La tabella seguente mostra gli intervalli consecutivi con precipitazioni media sul Piemonte inferiore ai 5 mm/ giorno, ordinati per lunghezza decrescente.  Ad oggi, 24 dicembre 2015, il Piemonte ha un periodo aperto di 57 giorni che si pone come il 15mo più lungo degli ultimi 60 anni.

tabella rank2

Periodi consecutivi con precipitazione giornaliera inferiore ai 5mm medi sul Piemonte dal dicembre 1957 ad oggi. In rosso quei periodi inclusi negli episodi di El Nino, in blu quelli accaduti duranti condizioni globali di La Nina e in nero le fasi neutre

Si può osservare che circa la metà di questi periodi (15) inizino nei mesi di novembre o dicembre per poi terminare, rispettivamente, nella seconda decade del gennaio seguente e nella seconda decade di febbraio. Notiamo anche che non esiste una corrispondenza facilmente evidenziabile e diretta tra lunghezza del periodo secco in Piemonte e condizioni globali di ENSO, né nella sua fase positiva (El Niño) né nella sua fase negativa (La Niña).

Analogie e differenze con gli anni 1986 e 1994

Tuttavia, esaminando la tabella e considerando quei periodi siccitosi accaduti sotto le condizioni globali di evento El Niño, quindi cercando una analogia nel passato con quanto accade oggi sia a scala globale sia a scala locale (Piemonte), si possono comunque estrapolare due confronti interessanti, ovvero quelle con il periodo secco di 61 giorni compreso tra l’11 novembre 1994 e il 10 gennaio 1995 e quello di 60 giorni compreso tra 16 novembre 1986 e il 14 gennaio 1987.

A livello atmosferico, entrambe le stagioni invernali in esame, partirono con condizioni simili (El Niño) e un vortice polare (AO index) positivi. Nella seconda parte dell’inverno tuttavia, mentre nel 1994/95 ENSO si indeboliva ma il vortice polare rimase stabile, nell’inverno 1986/1987 la situzione fu all’opposto: condizioni di El Niño costanti in tutto il 1987 e vortice polare che divenne instabile, permettendo la discesa di nuclei di aria fredda polare verso il sud dell’Europa. Tale situazione determinò dei mesi di gennaio e febbraio più freddi della norma e abbastanza piovosi, con nevicate anche abbondanti che si verificarono fin a bassa quota sul nord Italia, Piemonte compreso.

A livello piemontese, la figura mette al confronto l’andamento delle temperature medie e delle precipitazioni giornaliere cumulate nei 3 anni in esame (2015, 1994,1986).

Anno 2015Anno 1994Anno 1986
graficotemperature2015 graficotemperature1994 graficotemperature1986
precipitazioni 2015 precipitazioni 1994 precipitazioni 1986

Innanzitutto l’anno 1994 in regione è stato uno dei più caldi degli ultimi 60 anni (l’ottavo) e il secondo più caldo nel XX secolo, con una anomalia di temperatura positiva di circa 1°C. Questo 2015 si sta attestando come il più caldo dell’intera serie storica, con una anomalia positiva che a metà dicembre è pari a circa 1.9°C. Viceversa il 1986 fu un anno generalmente nella norma climatica, almeno da questo punto di vista.

Notiamo come i periodi freddi nel 1994 furono davvero pochi (ancora meno in questo 2015). Entrambe le estati sono state caratterizzate da temperature quasi costantemente sopra la media come negli ultimi due mesi del 1994 e di questo 2015. Nel 1986 al contrario, l’andamento delle temperature fu totalmente differente, con una prima parte dell’annata molto sotto la norma, un’estate senza particolari ondate di calore e una fine dell’anno con temperature appena al di sopra della norma.

Anche l’andamento delle precipitazioni tra il 1994 e il 2015 mostra numerose analogie (e una grossa differenza), mentre tra il 1986 e il 2015 è difficile riscontrare tendenze comuni.

Sia nel 1994 che nel 2015 Si vede come la cumulata annua (verde scuro) segue l’andamento climatico (verde chiaro, norma 71-00), per poi appiattirsi a partire da novembre, inizio del periodo secco. La differenza più evidente, è riscontrabile nell’episodio alluvione del 4-6 novembre 1994, che non è analogamente presente nell’anno corrente.

Ma come proseguirà questa stagione invernale?

Tenendo ben presente che l’affidabilità della previsione a così lunga scadenza decresce in maniera drammatica tanto più in là nel tempo in cui ci si spinge, tutte le proiezioni modellistiche atmosferiche attualmente a disposizione e fornite dai maggiori centri metrologici mondiali (NOAA, ECMWF), mostrano come sia le condizioni di El Niño, sia la stabilità del vortice polare, sia l’anomalia mensile di campo di pressione in quota, sembrano essere simili a quelle accadute durante i primi mesi del 1995,

In quell’occasione, le precipitazioni sul Piemonte tra gennaio e marzo furono scarse e le temperature generalmente al di sopra della norma climatica.

Al contrario, nei primi mesi del 1987, il vortice polare si indebolì, innescando un cambio sostanziale nel regime climatico con nevicate più frequenti anche a bassa quota, come ad esempio i 47 cm di neve caduti su Torino città il 16 gennaio 1987.

Al momento comunque non si osservano particolari instabilità nel vortice polare e quindi la probabilità che sistemi perturbati umidi e freddi investano il Piemonte è scarsa anche se non nulla.

Se queste condizioni dovessero permanere stazionarie, i dati passati suggeriscono la possibilità concreta di un inverno 2015-2016 sostanzialmente mite e secco come nel 1994-1995.

Il “punto di svolta” atmosferico, in questa particolare situazione, rimane principalmente la stabilità del vortice polare: sempre in analogia con il passato, una sua eventuale de-stabilizzazione, potrebbe aprire la porta dell’Europa alle correnti umide atlantiche e/o alla discesa di nuclei di aria fredda polare, i quali cambierebbero il regime climatico attuale e quello attualmente più probabile nei prossimi mesi.

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