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L'inquinamento acustico a Torino

3 giugno 2015

L'inquinamento acustico è un tema ambientale di rilevante importanza e costituisce un rilevante fattore di deterioramento della qualità della vita e di degrado degli spazi urbani.
A livello europeo il 30% della popolazione è esposta a livelli superiori alle soglie di criticità riconosciute, implicando questo un costo del rumore dell'ordine di 60 miliardi di euro e una "perdita di salute" di 1,6 milioni di anni.
Il traffico stradale è sicuramente la sorgente sonora predominante, determinando nelle aree cittadine oltre il 90% dell'esposizione della popolazione, ma non bisogna trascurare le altre cause di rumore ambientale, in particolare la "movida", che possono produrre situazioni di criticità puntuale elevata.

Da diversi anni la Città di Torino e Arpa Piemonte collaborano, nel rispetto dei rispettivi ruoli e responsabilità, nel processo di gestione dell'inquinamento acustico urbano: dalla pianificazione alla prevenzione, dalla regolamentazione ai controlli, dalla mappatura acustica allo studio delle soluzioni di mitigazione.

“L’impegno di Arpa Piemonte è finalizzato alla prevenzione e alla riduzione di tale fattore inquinante attraverso un supporto tecnico-scientifico a tutte le amministrazioni pubbliche del Piemonte, sia per lo svolgimento delle attività di controllo che per l’attuazione di politiche ed azioni di gestione e governo del territorio – spiega Angelo Robotto, Direttore Generale di Arpa Piemonte – La collaborazione con la Città di Torino in questo settore è uno dei migliori esempi delle potenzialità della nostra Agenzia e dell’efficacia di una stretta collaborazione tra enti, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità reciproche. I risultati raggiunti sono sicuramente di elevato livello, pur nella consapevolezza che gran parte del lavoro deve essere ancora svolto”.

RUMORE STRADALE

Il traffico stradale costituisce la causa più diffusa di inquinamento acustico a Torino. I dati ottenuti dalla mappatura acustica della rete viaria, elaborata da Arpa nel 2007 ed aggiornata nel 2013, evidenziano che circa il 40% della popolazione è esposta a livelli sonori superiori ai limiti fissati.

Per far fronte a questa criticità è stato predisposto un Piano d’Azione che individua sia indirizzi strategici di medio-lungo termine, anche in sinergia con altre azioni e politiche di gestione del territorio e della mobilità, che gli ambiti prioritari di intervento, orientati al risanamento delle aree maggiormente esposte, ossia gli edifici residenziali con livelli superiori a 70 dBA notturni, le scuole con rumorosità maggiore di 70 dBA diurno, l’area ospedali e la zona centrale.


Gli effetti conosciuti del rumore sulla salute umana sono stati studiati con approcci epidemiologici di popolazione e studi clinici su volontari.

Oggi vi è una letteratura consolidata che correla l’esposizione a rumore  (di origine stradale, ferroviario o aeroportuale) ad alterazioni del sonno, fastidio, stati di stress cronico, insorgenza di ipertensione e patologie correlate (infarto miocardico). Inoltre l’esposizione a rumore induce ritardo cognitivo nell’apprendimento degli scolari esposti a rumore durante le ore di lezione.

L’OMS stima che nei Paesi dell’Europa Occidentale il rumore ambientale causi 61 000 anni di vita persi per ischemia cardiaca, 45 000 anni di vita persi per ritardo cognitivo nei bambini, 903 000 anni di vita persi per disturbi del sonno, 22 000 anni di vita persi per acufeni e 654 000 anni di vita persi per “annoyance” (fastidio).

Considerando insieme tutte queste cause, l’impatto del rumore è compreso tra 1.0–1.6 milioni di anni di vita persi ogni anno nei Paesi dell’Europa Occidentale, compresi gli stati membri della UE.

RUMORE NEGLI EDIFICI

Sebbene emerga una progressiva sensibilizzazione di operatori ed imprese, i risultati dei controlli finora svolti a partire dal 2010 da Arpa - in convenzione con la Città  - hanno evidenziato diffuse criticità, con soli 5 edifici su 33 verificati pienamente a norma. Per gli altri è stato necessario intervenire con bonifiche successive, in alcuni casi con gli alloggi ormai abitati.

Dal lavoro svolto risulta evidente la necessità di prestare una sempre maggiore attenzione alla progettazione acustica dell'edificio, in fase previsionale, e ad una più attenta sorveglianza in cantiere nella fase di posa in opera.

RUMORE DA MOVIDA

La gestione del rumore dei locali pubblici a Torino è un problema assai complesso.

La Città di Torino svolge un’attività di controllo sia in fase previsionale, per il rilascio delle licenze, che durante l’esercizio dei locali, tipicamente a seguito di esposto.

Nonostante tale impegno, permangono criticità non facilmente risolvibili, legate alle modifiche e cambi di gestione delle attività in corso d’opera, al rumore antropico nelle aree limitrofe ai locali e alla concorsualità di più attività.

Nel caso dei dehors vige uno speciale regolamento comunale che limita l’uso degli impianti di amplificazione musicale e gli orari di somministrazione di alimenti e bevande.

Per la gestione delle aree a forte densità la Città ha approvato un regolamento per la gestione dei Murazzi, con specifiche prescrizioni per contenere il rumore prodotto, e sta studiando un piano di risanamento acustico per la zona del Valentino.

 

Sono stati presentati i risultati di un questionario somministrato nelle città di Torino e Milano per studiare i diversi aspetti connessi al rumore da "movida".

Sebbene il campione analizzato sia prevalentemente limitato alla popolazione "disturbata", e quindi non pienamente rappresentativo, i risultati dello studio evidenziano una situazione di marcata criticità, con aree caratterizzate da livelli sonori molto elevati fino a tarda notte, con valori fino a 70 dB all'interno degli ambienti abitativi a finestre aperte.

Gli effetti indotti sulla qualità della vita e sulla salute delle persone esposte sono legati alla riduzione della qualità del sonno, alla difficoltà di concentrazione, all'aumento della pressione arteriosa, ecc...

A causa del rumore da movida, il 72% dei soggetti che hanno risposto al questionario ha considerato la possibilità di vendere il proprio alloggio, mentre il 35% si è rivolta direttamente ad un operatore immobiliare.
Per far fronte al problema sono stati spesi in media 8.200 euro per alloggio, comprendendo questo il miglioramento dell'isolamento delle strutture ma anche le spese legali e i costi per trascorrere fuori casa il fine settimana.

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