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Città a piedi

1 gennaio 2018

La mobilità in città è uno dei temi più critici per cittadini e decisori per la tensione tra la necessità di soddisfare le crescenti richieste di muoversi e l’esigenza di gestire le esternalità negative che una mobilità motorizzata determina.

Attualmente molte città continuano ad essere pensate a misura di automobile con una rigida struttura spaziale che favorisce soprattutto spostamenti veloci che fanno perdere l’opportunità di sviluppare l’autonomia di movimento e di interazione con la forma urbana, in particolare delle popolazioni deboli, quelle che non guidano o che hanno scelto di non spostarsi in automobile. Vi sono, infatti, gruppi sociali che utilizzano e vorrebbero usare gli spazi urbani in modo differente, si potrebbe quasi dirsi “lento” e alternativo: i bambini, i genitori, i turisti, i diversamente abili, gli escursionisti e altri.

logo città a piedi

Invece, in ambito urbano, i pedoni sono gli utenti della strada più vulnerabili. L’attenzione rivolta ai pedoni si rende necessaria soprattutto alla luce dei dati dell’incidentalità stradale.

La mobilità pedonale tra tutte le modalità di spostamento è senz’altro la più accessibile, la più sostenibile, la meno costosa e la più proiettata al recupero di sane relazioni sociali. Per il perseguimento di una mobilità davvero sostenibile c’è bisogno di una visione più ampia, complessiva, integrata, che contemperi tutti i bisogni: spostamenti sicuri, rapidi, a basso impatto ambientale; salute dell’individuo e benessere della collettività compreso il bisogno di una città bella, inclusiva, dove la solidarietà è un denominatore comune e dove i rapporti sociali sono positivi.

Ecco i motivi per una riconquista della mobilità pedonale.


La salute

L’Organizzazione mondiale della sanità pone da anni l’accento sui danni alla salute causati da una vita sedentaria, in primo luogo l’obesità in particolare quella infantile. L’interesse sui benefici fisici della mobilità attiva è cresciuto negli ultimi anni, come testimonia il crescente numero di studi pubblicati che indagano tale relazione. L’incremento di attività fisica può ridurre l’impatto della disabilità nei Paesi industrializzati, in quanto numerosi fattori di rischio associati ad un eccesso di mortalità e morbilità (ipertensione, ipercolesterolemia, iperglicemia) sono inversamente associati all’esercizio fisico (Institute for Health Metrics and Evaluation, 2013). L’OMS ha rilevato una riduzione del 22% del rischio per chi cammina almeno 29 minuti al giorno.  


Benessere psicologico

Nell’ultimo decennio sono cresciuti gli studi psicologici sulla correlazione tra attività fisica e salute. Si è riscontrato come l’attività fisica, se praticata in modo costante, incida in modo significativo sul benessere psicologico dell’individuo, determinando un miglioramento dell’umore con riduzione della depressione e dell’ansia. Il camminare potrebbe aiutare a combattere lo stress, migliorando la capacità di concentrazione e riducendo le tensioni.


Relazione tra uomo e ambiente

Camminare non solo è la modalità più naturale e spontanea di spostamento da un luogo ad un altro, ma anche un mezzo attraverso il quale l’uomo diviene cosciente dell’ambiente che lo circonda. L’interesse per la relazione tra uomo e ambiente è stato ampiamente indagato nella letteratura urbanistica, individuando fattori fisici costitutivi dell’ambiente costruito in grado di incentivare una forma di mobilità pedonale.

Su scala urbana, la pratica del camminare consente agli individui di instaurare un rapporto diretto e non mediato con gli spazi cittadini e, se distribuita, contribuisce ad ampliare l’accesso alle opportunità urbane e a rendere più semplice, facile e piacevole l’uso delle città.


Relazione tra le persone

Le città sono composte essenzialmente da persone e da relazioni tra di loro, non solo da case e uffici. Camminare dà l’opportunità di venire in contatto con l’altro, può essere anche un’opportunità per socializzare. La diffusione del camminare ha un valore culturale inestimabile perché rimette al centro le persone, stimola nuove dimensioni comunitarie di quartiere e ridà una funzione ricreativa e di socialità a strade e piazze: oggi spesso utilizzate come parcheggio o a fini prettamente commerciali. Una città camminabile è più a misura di bambine/i e anziani e fa riscoprire il valore del prendersi cura di strade e piazze, come anche del verde urbano. La mobilità leggera diviene progetto di territorio, di inclusione sociale, rianimazione culturale, generazione di nuova e sana occupazione, partecipazione collettiva alla mitigazione ambientale, accoglienza di un diverso paradigma di sviluppo.


Presidio e controllo sociale del territorio

Chi si muove a piedi ha occhi e orecchi, difficilmente può girare la testa dall’altra parte e può percepire dettagli che chi guida o sfreccia in bicicletta non riesce a cogliere. Più cittadini a piedi vuol dire anche più sicurezza in città. È un’equivalenza da rendere operativa al più presto da parte delle amministrazioni comunali anche nello spirito dell’applicazione del decreto Minniti (tramutato nella Legge 48/2017) che si occupa di decoro e sicurezza nelle nostre città.


Riduzione delle esternalità negative

La mobilità pedonale minimizza tutte le esternalità negative: il risparmio complessivo di carburante, la riduzione dei costi ambientali e dei costi sociali delle emissioni gas serra, il miglioramento della qualità dell’aria, il contenimento dell’impatto del rumore, il contenimento dei costi delle infrastrutture e dell’artificializzazione del territorio.

Relativamente all’inquinamento atmosferico, l’imputato principale e più pericoloso è rappresentato dalle polveri sottili (PM10), che, a causa della loro dimensione, difficilmente possono essere filtrate, penetrando nei polmoni e causando problemi respiratori, soprattutto nei bambini. È dimostrato che nell’auto si è esposti a concentrazioni significativamente più alte di inquinanti rispetto ai pedoni che camminano su strada.

Una città a misura di pedoni contribuisce ad abbassare quel livello di rumore diffuso che caratterizza il traffico urbano ancor prima che si arrivi ad una diffusione capillare di bus e auto elettriche.

Paolo Rumiz, giornalista e scrittore, in un estratto del suo libro Appia ripreso nel Focus ringrazia i suoi piedi che testardamente lo hanno sempre spronato ad andare avanti:
“Alla fine di un libro si usa ringraziare persone. A me capita, invece, di dover esprimere gratitudine a una parte del mio corpo. A voi, che avete portato i miei novanta chili fino alla fine del viaggio. Vi devo cura, gratitudine e rispetto, anche se siete inquieti come zingari e testardi come missionari, anche se mi avere sfinito di Prediche per convincermi alla vostra fede nomade, anche se mi avete mandato continui messaggi minatori…”.

Piccolo Principe

Per terminare riportiamo un brano tratto da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.  
“Buon giorno” disse il piccolo principe. “Buon giorno” disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. 
“Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe. 
“È una grossa economia di tempo”, disse il mercante. 
“Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana". 
“E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?”. 
“Se ne fa quel che si vuole...”. 
“Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...”.

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