Galaverna ieri in alcune zone dell'alessandrino
Nella giornata di ieri 9 gennaio, si è osservato, in più parti dell’alessandrino e dell’astigiano, un nevischio fine depositato al suolo in assenza di nubi.
Il fenomeno, che è stato definito sui social e su alcuni media “neve chimica”, è riconducibile alle condizioni climatiche locali particolari che hanno dato luogo alla galaverna, un fenomeno del tutto naturale.
Ingrediente principale di queste “nevicate” è la presenza di uno spesso strato nebbioso al suolo, dovuto ad una marcata inversione termica invernale.
Il fenomeno della galaverna risulta accentuato in aree nelle quali vi sono impianti termici o industriali con importanti emissioni di vapore d’acqua, spesso utilizzato nei sistemi di abbattimento delle polveri e dei gas delle emissioni, che può comportarsi allo stesso modo della nebbia. Infatti in presenza di particolato disperso in atmosfera (polveri) che funge da nucleo di aggregazione per le gocce d’acqua, in concomitanza a temperature molto basse si ha il fenomeno del brinamento (ovvero il passaggio dallo stato gassoso allo stato solido) del vapore acqueo in cristalli di ghiaccio, cristalli che possono inglobare tutte le sostanze presenti nell’atmosfera.
Si tratta di fenomeni estremamente localizzati e irregolari al contrario delle normali nevicate, con bassi accumuli a terra ed in zone circoscritte.
Questo fenomeno si forma in atmosfera al di sotto dello strato di rimescolamento a poche centinaia di metri dal suolo e i cristalli cadono per gravità non fondendo negli strati bassi a causa dell’omotermia che mantiene, anche al suolo, temperature molto al di sotto dello zero. Il graduale raffreddamento degli strati più bassi nel corso della notte determina la formazione di nebbia congelante (appunto la galaverna). Questa è la ragione per la quale questi fenomeni si formano nelle prime ore della mattina (le ore più fredde al suolo) ed alla sera.
Nel 2012 l'Agenzia durante una campagna ordinaria di monitoraggio delle deposizioni umide e della nebbia, programmata con la Provincia di Alessandria nella zona industriale, aveva effettuato una serie di campioni relativi anche ad alcune cristallizzazioni di ghiaccio differenti visivamente dalla consueta galaverna.
Erano stati quindi effettuati 4 campioni di cristalli di ghiaccio su superfici poste ad almeno 1,80-2,00 m (per evitare o ridurre al minimo la contaminazione da parte di sostanze presenti nel suolo al substrato al quale questi cristalli aderiscono) . Tre erano state le aree ritenute significative per l’analisi: due aree industriali (Alessandria-Spinetta e Cassano) caratterizzate da elevati quantitativi di vapore d’acqua emesso dai camini delle centrali termiche e delle industrie, una lungo una arteria stradale (Pozzolo) ed una in un bosco lontano da fonti emissive puntuali ma nella stessa area geografica e climatica .
Le analisi erano state rivolte ad analizzare il contenuto dei cristalli per quanto riguarda i principali metalli oltre che le caratteristiche chimico fisiche di base (pH e conducibilità).
Sì riscontrò una certa differenza complessiva tra le cristallizzazioni di ghiaccio in aree industriali da quelle urbane o naturali. Nelle prime infatti, oltre al cosiddetto “smog”, vi era la presenza in tracce di sostanze (metalli) potenzialmente emesse anche dai camini .
Gli effetti del fenomeno in questione, che permette il dilavamento dell’atmosfera, è analogo a quanto succede per le polveri sospese durante i periodi piovosi intensi o prolungati nei quali si ha una riduzione della concentrazione in atmosfera.
Osservando i dati della rete di monitoraggio della qualità dell’aria regionale si nota infatti come nella giornata di ieri nelle ore notturne la concentrazione di PM10 nella stazione di Alessandria Volta si è ridotta al 30% rispetto alle analoghe nottate delle giornate precedenti segno questo dell'efficacia del fenomeno descritto.