Economia circolare in Piemonte, tra rifiuti e progetti di sostenibilità
Che cosa si intende per economia circolare?
Il concetto di economia circolare parte dalla constatazione che le risorse naturali non sono infinite e che il loro consumo è maggiore rispetto alla velocità con la quale si rigenerano. Questo è vero soprattutto per l’Italia. L’Overshoot Day, ossia il giorno in cui si sono consumate tutte le risorse rinnovabili disponibili in un anno, si è verificato per l’Italia lo scorso 24 maggio, più di due mesi in anticipo rispetto a quello globale, che invece è coinciso con il primo di agosto.
L’economia circolare propone un modello produttivo in cui il prodotto non termina il suo ciclo-vita con lo smaltimento in discarica, ma viene reintrodotto nel processo sotto forma di risorsa - materia o energia - per lo stesso (o per un altro) circuito produttivo. Tale approccio ha un impatto trasversale su tutto il sistema produttivo e favorisce la nascita di nuovi modelli di business e opportunità di sviluppo economico.
Si intende sostituire al modello “usa e getta” il principio “riusiamo/ripariamo”, in grado di tradurre i costi della transizione in vantaggi ambientali ed economici immediati e futuri. Le innovazioni produttive richieste dall’ecodesign estendono il ciclo di vita dei prodotti, richiedono nuove competenze e aumentano la competitività delle imprese; il riuso e il riciclo consentono di convertire in materia prima di un prodotto lo scarto di un altro; l’ottimizzazione nell’uso delle risorse riduce i costi e le emissioni di CO2.
Secondo gli studi pubblicati dal Parlamento europeo, l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e la riduzione dei rifiuti conseguenti al passaggio all’economia circolare offrirebbero varie opportunità. Potrebbe migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre la richiesta di risorse (energia, acqua, terra e materiali) nei processi di produzione, diminuirebbero significativamente le emissioni di gas serra e in generale la pressione sull’ambiente.
Cosa prevede la normativa?
Dopo un percorso della durata di quattro anni, il 4 luglio scorso sono entrate in vigore quattro direttive europee del pacchetto sull’economia circolare (849-852/2018Ue), che contengono obiettivi e indicazioni per promuovere un uso più efficiente delle risorse e una gestione virtuosa dei rifiuti. Gli Stati membri avranno tempo fino al 2020 per recepire le norme europee nelle legislazioni nazionali.
Partendo dal presupposto che ogni anno nell’Unione europea si generano complessivamente 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti (circa 5 tonnellate pro capite), il 10% dei quali è costituito da rifiuti urbani, è stata individuata una scala gerarchica dei rifiuti alla quale si devono attenere gli Stati membri nella determinazione delle loro politiche in materia. La priorità deve essere prevenire la creazione dei rifiuti, in secondo luogo privilegiarne il riutilizzo (riparazione), segue il recupero di materia (riciclaggio e compostaggio) e il recupero energetico (digestione anaerobica e termovalorizzatori). All’ultimo posto lo smaltimento in discarica controllata.
Una serie di obiettivi top-down vengono inoltre imposti per il riciclo dei rifiuti urbani, per il riciclo degli imballaggi e per lo smaltimento di rifiuti in discarica. Viene stabilita una tabella di marcia al 2035 di target sempre più ambiziosi per la quota di rifiuti urbani riciclati: 55% nel 2025, 60% nel 2030, 65% nel 2035 (oggi in Italia la percentuale è compresa tra il 42% e il 47%). Viene imposto un obbligo di riciclo per tutti i rifiuti di imballaggio (prevedendo percentuali specifiche per plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) di almeno il 65% entro il 2025 e almeno il 70% entro il 2030. Infine, è stabilito che gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per assicurare che entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica sia ridotta ad almeno il 10% del totale (oggi in Italia questa percentuale è del 25%).
Quali sono le aree d’intervento?
Le diverse aree d’intervento comprendono:
- produzione: secondo la direttiva sulla progettazione ecocompatibile e i regimi di responsabilità estesa del produttore, già in fase di produzione il design dei prodotti ne implica la riparabilità, la durata e le possibilità di aggiornamento e riciclo; si promuove l’efficienza delle risorse agevolando la “simbiosi industriale” (la trasformazione del sottoprodotto di un settore in materia prima di un altro) così da ridurre gli impatti ambientali e creare opportunità di business, in particolare per le Pmi;
- consumo: etichettatura dei prodotti con informazioni ai consumatori sulla loro sostenibilità, promozione di forme innovative di consumo (in condivisione, utilizzo di servizi piuttosto che prodotti) e integrazione negli appalti pubblici di requisiti legati all’economia circolare;
- mercati per le materie prime secondarie: si favorisce la creazione fissando standard di qualità per i materiali recuperati dai rifiuti;
- innovazione: si promuovono nuove competenze all’interno della forza lavoro con il coinvolgimento delle parti interessate attraverso piattaforme settoriali.
Come si situa l’Italia?
L’Italia si prepara al recepimento delle nuove norme, sapendo che il comparto industriale non è per nulla all’anno zero. Dalla materia prima all’energia, dove si registra una dinamica analoga, siamo secondi in Europa, dietro al solo Regno Unito. Dalle 16,6 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 siamo passati a 13,7: la Gran Bretagna ne brucia 8,3, la Francia 14,4, la Spagna 15 e la Germania poco meno di 18. Piazzarsi secondi dopo la Gran Bretagna vale più di un ‘semplice’ secondo posto: quella di Londra, infatti, è un’economia in cui finanza e servizi giocano un ruolo molto importante, mentre la nostra è un’economia più legata alla manifattura.
L’Italia fa molto bene anche nella riduzione dei rifiuti. Gli ultimi dati disponibili indicano che, con 41,7 tonnellate di rifiuti per ogni milione di euro prodotto, siamo i più efficienti in Europa, molto meglio della Germania (65,5 tonnellate). Questo anche nelle emissioni in atmosfera: secondi tra le cinque grandi economie comunitarie (101 tonnellate CO2, dati 2014), dietro solo alla Francia (86,5 t, in questo caso favorita dal nucleare) e davanti alla Germania (143,2 tonnellate).
L’Italia, dati Eurostat 2014, è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali ecc.). Con il 76,9% di rifiuti avviati a riciclo presenta una incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 37%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi paesi europei: la Francia è al 54%, il Regno Unito al 44%, la Germania al 43%. L’Italia, a oggi, è tra i paesi leader in Europa sul fronte del riciclo dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti di imballaggio. Ciò è stato possibile grazie all’importante lavoro condotto dalla metà degli anni Novanta, un lavoro partito grazie alla riforma avviata dal Decreto Ronchi (Dlgs 22/97), che ha rifondato il sistema di gestione dei rifiuti nazionale dando priorità al riciclo: una riforma che ha permesso alla green economy italiana di nascere e svilupparsi e di anticipare per certi aspetti la circular economy.
Per valutare la “circolarità“ di un sistema economico risulta importante conoscere l'utilizzo efficiente delle risorse in tutte le fasi dalle materie prime alle filiere del riciclo. Il rapporto tra il consumo di materiali/energia e la gestione dei rifiuti/scarti a fine vita, può essere un primo indicatore di analisi.
Piano rifiuti piemontese
Il Piano, predisposto dagli uffici regionali in collaborazione con Arpa Piemonte, prende in considerazione i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti e gestiti in Piemonte. Gli obiettivi generali principali sono:
- ridurre la produzione dei rifiuti speciali ad un quantitativo non superiore a 9.330.000 t/a dal 2020,
- individuare i flussi dei rifiuti che attualmente sono inviati a smaltimento, che potrebbero invece essere destinati a operazioni di recupero,
- dare supporto tecnico su aspetti normativi che attualmente sfavoriscono il riciclaggio/recupero di materia,
- avviare al recupero energetico delle sole frazioni di rifiuti per le quali non è tecnicamente ed economicamente possibile il recupero di materia,
- evitare il conferimento in discarica di matrici con valore energetico,
- transitare verso l'economia circolare per promuovere una gestione sostenibile dei rifiuti attraverso la quale gli stessi rientrano una volta recuperati nel ciclo produttivo consentendo il risparmio di nuove risorse,
- promuovere anche tramite l’utilizzo di fondi europei, la ricerca e la sperimentazione di nuove modalità per riciclare e recuperare al meglio i rifiuti,
- promuovere l’utilizzo di prodotti riciclati da parte della pubblica amministrazione, in attuazione ai principi del Green Public Procurement (GPP).
Da questi obiettivi generali discendono quelli inerenti alle singole filiere di rifiuti speciali e quelli specifici per l’utilizzo di prodotti riciclati nella pubblica amministrazione, l’incentivazione all’installazione sul territorio di tecnologie impiantistiche e alla nascita di poli di innovazione, oggi carenti.
L’analisi dei dati, condotta dalla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti di Arpa Piemonte, presenta il dettaglio dell’andamento della produzione e della gestione e recupero dei rifiuti speciali nel corso degli ultimi anni, con approfondimenti su particolari categorie, quali i rifiuti da costruzione, demolizione, sanitari, elettrici ed elettronici, gli oli minerali e i veicoli e gli pneumatici fuori uso.
La produzione totale di rifiuti speciali è di circa 9 milioni e mezzo di tonnellate, con andamento sostanzialmente stabile negli ultimi anni, di cui il 91% di natura non pericolosa. Di questi ultimi, il 47% è costituito da rifiuti inerti da costruzione e demolizione. Nello specifico, per i rifiuti da costruzione e demolizione si prevede l’adozione di linee guida per la demolizione selettiva, allo scopo di raggiungere un tasso di recupero dell’85%.
Nel 2014 sono stati sottoposti alle operazioni di recupero 6,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, la maggior parte dei quali è costituita da rifiuti non pericolosi (98%).
Ulteriori dati sulla produzione e gestione di rifiuti speciali sono reperibili sul sito di Arpa nella sezione rifiuti.
L'impatto ambientale di Arpa Piemonte
A partire dal 2011 l'Agenzia ha avviato un progetto con l'obiettivo di ridurre i propri impatti ambientali denominato Arpa più Sostenibile, per un miglioramento ambientale della gestione di Arpa Piemonte.
Alle amministrazioni pubbliche - per essere coerenti con le politiche ambientali che promuovono - recenti normative stanno richiedendo la riduzione anche della propria impronta ecologica. Alcuni esempi sono il Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, il Codice dell’amministrazione digitale e la dematerializzazione, la direttiva relativa all'efficienza degli usi dell'energia e i servizi energetici, la promozione di veicoli a ridotto impatto ambientale.
Il progetto Arpa più Sostenibile ha lo scopo di ridurre gli impatti ambientali di un ente pubblico che, coerentemente con la propria missione, vuole dare l’esempio nella definizione di una strategia di miglioramento ambientale continuo. Dopo sette anni dall’inizio del progetto sono state monitorate le azioni del programma ambientale e sono stati valutati i risultati ottenuti che in sintesi hanno visto il raggiungimento di 6 obiettivi chiave su 9. In particolare sono da segnalare i risultati importanti ottenuti sul fronte della dematerializzazione (2.412 fogli/dipendente*anno nel 2016 contro i 3.015 del 2010) e sul fronte degli appalti verdi, il valore appalti verdi/valore totale appalti ha raggiunto il 68,8%. Interessanti anche i miglioramenti per la mobilità aziendale anche grazie all’uso della web-conference che ha permesso la riduzione degli spostamenti. In relazione all’aspetto energetico si sono rivelate importanti anche azioni a costo zero sul monitoraggio in continuo delle bollette e la modulazione delle accensioni e spegnimenti degli impianti. L’esperienza e la metodologia di Arpa più Sostenibile è stata messa a disposizione della rete nazionale delle agenzie ambientali (Snpa) e degli enti pubblici piemontesi.
Alcune attività messe in campo da Arpa Piemonte nell’ambito della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare sono:
- mensa - ogni giorno i pasti avanzati della mensa della sede di Torino dell'Agenzia vengono destinati a famiglie bisognose. Sono state eliminate le bustine monodose per quanto riguarda il formaggio e i condimenti, sostituendoli con sistemi multiuso. L'acqua viene fornita tramite erogatori collegati con la rete idrica eliminando così le bottigliette di plastica;
- laboratori - le apparecchiature obsolete vengono donate alle scuole superiori piemontesi che ne fanno richiesta. Nel 2017 dieci istituti scolastici del territorio piemontese hanno potuto arricchire la loro offerta didattica ricevendo banchi di laboratorio, cappe e vetreria non più in uso. Alcune apparecchiature di laboratorio usate sono inoltre state vendute a laboratori pubblici e privati;
- auto - le auto usate dell'Agenzia vengono vendute all'asta anziché essere rottamate;
- distributori - i distributori automatici di bevande calde sono dotate di opzione escludi tazza per agevolare gli utenti che dispongono di tazza propria ai quali viene riconosciuto uno sconto sul prezzo della bevanda. Tale azione permette di evitare l'uso di bicchieri monouso in plastica.
La prossima sfida degli appalti verdi sarà quella degli appalti circolari in cui già in fase di analisi dei bisogni si prende in considerazione il ciclo di vita del prodotto/servizio/opera al fine di minimizzare gli scarti a fine vita e possibilmente avviarli a nuovi utilizzi. Tale tematica è oggetto di una pubblicazione realizzata nell'ambito di un progetto europeo al quale Arpa Piemonte ha collaborato (SPPRegions).
Per saperne di più: