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Cinghiali radioattivi in Valsesia. Secondo aggiornamento

9 marzo 2013

Il rilevamento di livelli elevati di radioattività in campioni di carne di cinghiale in Valsesia è dovuto alla presenza del Cesio 137, ricaduto in quantità considerevole al suolo all’epoca dell’incidente di Chernobyl.
Le ricadute radioattive, infatti, furono particolarmente intense soprattutto in corrispondenza degli eventi piovosi, che si addensarono in quel periodo (29 aprile – 6 maggio 1986), per quanto riguarda il Piemonte, soprattutto nelle aree montane e pedemontane del Nord-Ovest della Regione.
Nella figura che segue è riportata la mappa delle ricadute al suolo in Piemonte, elaborata da Arpa nel 1998. I dati nella legenda sono attualizzati ad oggi, tenendo conto del decadimento radioattivo. Tale riferimento, per quanto ormai datato, è ancora sostanzialmente valido, dal momento che altre significative fonti di contaminazione diverse da Chernobyl sono da escludere: il quotidiano monitoraggio dell’aria effettuato in continuo da Arpa Piemonte negli ultimi 15 anni non ha infatti mostrato eventi anomali. Una conferma di ciò è venuta anche dalle altre reti regionali ed europee. L’ultima anomalia significativa riscontrata in Piemonte (e in tutta Europa) va infatti fatta risalire all’incidente di Fukushima (marzo 2011). Tuttavia, in quell’occasione la deposizione al suolo di Cs-137 fu del tutto insignificante rispetto a quanto già presente nel suolo (al massimo, dell’ordine di qualche Bq/mq).

Il Cesio, infatti, è scarsamente mobile e permane negli strati superficiali del suolo (10-20 cm) per vari decenni. I cinghiali e gli animali selvatici in generale, che si cibano al suolo, sono dunque particolarmente soggetti all’ingestione di Cesio. Per lo stesso motivo alcune specie di funghi (peraltro non particolarmente pregiate e quindi poco raccolte) e altri frutti spontanei del sottobosco (mirtilli) presentano sovente livelli di Cs-137 relativamente elevati. Si tratta di un fenomeno ben noto e già studiato in varie parti del mondo.
Limitati studi di questo genere, sono stati da noi svolti negli anni passati in aree limitrofe a queste (biellese): hanno mostrato livelli di Cs-137 relativamente elevati (qualche centinaio di Bq/kg) in carni (muscolo) di capriolo, camoscio e cinghiale. Si tratta effettivamente di valori inferiori a quanto riscontrati nei campioni (lingua e diaframma) analizzati dall’IZS, che giungono fino a circa 5000 Bq/kg. Livelli di questo genere non sono tuttavia da considerarsi eccezionali: simili risultati furono infatti ottenuti qualche anno fa in Germania in aree dove la contaminazione dovuta a Chernobyl è dello stesso ordine di grandezza di quella presente nell’arco alpino.

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