Aggiornamento del geodatabase sulla morfologia dei corsi d'acqua piemontesi GEmMA
Arpa Piemonte ha aggiornato la banca dati GEmMA, il sistema informativo dedicato alla morfologia fluviale contenente i dati rilevati durante le campagne di monitoraggio effettuate dal 2012 al 2021. Ad oggi il numero di corpi idrici analizzati del Piemonte è di 193, per una lunghezza totale di 3421 km di aste fluviali e torrentizie, tra queste alcune sono state studiate dal Settore Opere Pubbliche della Regione Piemonte e da Aipo.
La maggior parte dei corsi d’acqua italiani, a partire degli anni ’50, ha subito profonde modificazioni morfologiche collegate ai processi di antropizzazione delle aree fluviali. L’Italia ha conosciuto infatti un periodo di importanti cambiamenti economici e sociali grazie ad un rilevante sviluppo dell’industria. Grandi sono stati i conseguenti mutamenti nello stile di vita e nei consumi: forte espansione delle città e nuove grandi opere pubbliche ammodernarono il sistema di comunicazioni e dei trasporti. L'Italia è diventata produttore europeo di elettrodomestici e automobili creando un’industria dell'indotto anche fuori delle grandi città. L’effetto collaterale inevitabile dell'industrializzazione è stato il depauperamento indiscriminato dell'ambiente e del paesaggio. Tutti i corsi d’acqua hanno subito via via sempre più pressioni: sfruttati per il reperimento di sedimenti, canalizzati con difese ed argini per permettere l’espansione degli abitati e delle vie di comunicazione, deviati con traverse per portare acqua ai terreni coltivati e per produrre energia elettrica. I processi fluviali, già alterati dalla costruzione delle grandi dighe a scopo idroelettrico nei primi anni del ‘900, hanno subito forti modificazioni che portarono molti corsi d’acqua alla banalizzazione della morfologia con incisione e restringimento dell’alveo.
Solo dagli anni ’70 con la nascita di una maggiore sensibilità verso l’ambiente si sono sviluppate e applicate norme sulla protezione ambientale.
All’inizio il quadro normativo sulle acque era caratterizzato da un approccio settoriale al problema poiché adottava direttive specifiche, ad esempio, per stabilire il imiti delle sostanze inquinanti o i requisiti qualitativi delle acque in ragione della loro tipologia.
Con l’introduzione della normativa europea 2000/60 (Water Framework Directive), le varie norme volte alla tutela delle acque vengono riunite in unico testo complesso e articolato, introducendo per la prima volta lo studio della morfologia fluviale nella determinazione dello stato ecologico di un corso d’acqua.
I processi fluviali concorrono infatti alla qualità ecologica costituendo il substrato su cui si impostano i diversi habitat. L’analisi della morfologia fluviale permette di vedere se la dinamica del corso d’acqua funziona ed è mantenuta nello spazio e nel tempo in modo da garantire gli habitat necessari alla sopravvivenza delle diverse biocenosi.
Lo studio, il monitoraggio della morfologia fluviale e della sua evoluzione nel tempo sono dunque fondamentali per impostare un programma di tutela dell’area di pertinenza fluviale atto alla conservazione della biodiversità ma anche per la mitigazione del rischio idraulico. Il mutamento avvenuto nel tempo della tipologia fluviale, che ha portato i corsi d’acqua a restringersi e ad incidersi, ha alterato la dinamica fluviale e modificato i processi connessi. Le conseguenze sono state un maggior innesco dei processi erosivi sulle sponde, che causano danni al tessuto antropico limitrofo, e un aumento del rischio di inondazioni dei centri abitati per la perdita di capacità di laminazione delle piene.
Arpa Piemonte, a partire dal 2011, ha avviato un monitoraggio dei corsi d’acqua propedeutico alla direttiva europea; il numero dei corpi idrici analizzati ogni anno in Regione Piemonte è riportato nella figura seguente:
L’analisi dei dati contenuti nel database mostra le fragilità del sistema idrografico piemontese e il pesante intervento dell’uomo sulle aree di pertinenza fluviale con un marcato discostamento dalla qualità morfologica naturale soprattutto nella zona di pianura e nei corsi d’acqua a valle delle grandi dighe.
Per quanto riguarda la presenza di opere antropiche sono state censite 11913 opere trasversali e longitudinali.
Il Piemonte è ricco di acqua che viene sfruttata sia per fini agricoli e potabili che per la produzione di energia elettrica. Numerose, pertanto, sono le dighe erette, 61, che si trovano perlopiù alle testate dei bacini montani. Lungo le aste fluviali traverse di derivazione consentono a una fitta rete di canali di trasportare l’acqua ai campi coltivati. Per la produzione di energia elettrica, negli ultimi anni si sono iniziate a costruire traverse fluenti che restituiscono subito a valle l’acqua utilizzata limitando così la carenza di deflusso nel tratto tra la presa e la centrale.
I grandi fiumi nella parte di pianura (Po, Sesia, Cervo, Elvo, Tanaro, Bormida) sono caratterizzati dalla presenza di un sistema di arginature pressoché continuo che limita la continuità laterale dei corsi d’acqua, mentre nelle vallate predominano le difese spondali per la messa in sicurezza degli abitati dai processi erosivi che si sviluppano durante le piene.
Spicca tra gli interventi antropici anche la realizzazione di soglie con un numero pari a 1127. Queste opere servono a limitare le erosioni del fondo alveo soprattutto a valle dei ponti come protezione delle pile.
Inoltre, risulta essere anche compromessa la presenza di vegetazione naturale nella fascia di pertinenza limitrofa ai corsi d’acqua: solo il 29% della lunghezza dei tratti omogenei in cui i corpi idrici sono stati suddivisi risulta avere un’ampiezza delle formazioni funzionali elevata (classe A), il restante 71% risulta avere ampiezza intermedia o limitata (classe B e C).
GEmMA è consultabile sul visualizzatore geografico 2D di Arpa Piemonte (Viewer2D).
Il dataset pubblicato è disponibile in scarico in formato shapefile e geopackage dalla pagina della metadocumetazione alla voce "Accesso on-line - Download".