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Amianto nell'antichità

Secondo alcuni autori, l’antofillite veniva utilizzata nel terzo millennio a.C., per rinforzare stoviglie in terracotta.

Un uso similare, del crisotilo, veniva fatto in Corsica, a giudicare dai reperti conservati in un Museo Etnografico, dove a Canari esisteva una miniera di crisotilo, la cui produzione è cessata nel 1965.

La possibilità di essere filato e tessuto è nota da più di 3000 anni.

Si racconta che la resistenza al fuoco di un coperta in amianto sia stata sfruttata da Carlo Magno per impressionare i nemici.

La descrizione di un tessuto, realizzato con crisotilo italiano, si trova in un testo inglese del 1671.

Plinio il Vecchio, vissuto nel 1° secolo d.C., descrive un lino che non brucia, utilizzato per produrre tovaglioli e tuniche funebri; anche Plutarco, vissuto nel I-II secolo d.C., racconta di lino incombustibile, impiegato per la produzione di tovaglioli, reti e cuffie. Nei Musei Vaticani è esposta un lenzuolo funerario (in amianto) contenente ossa e ceneri, trovato nel 1702 in un sarcofago.

Nel 1752 Beniamino Franklin offrì in vendita, a sir Hans Sloane, una borsa fatta di “Stone asbestos”. La borsa, in tessuto di puro crisotilo, si trova al Museo di storia naturale di Londra, dove curiosamente è etichettata come tremolite.

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